Due casi di studio a confronto: il Festival della Complessità e il Macro Asilo di Roma.

Ci sono due iniziative culturali nazionali che coinvolgeranno direttamente e contemporaneamente il nostro Complexity Education Project, anche a livello operativo, nella primavera del 2019: il Festival della Complessità e il Macro Asilo di Roma.

La cosa che ci interessa sottolineare qui ora è che, pur trattandosi di due strutture molto diverse fra di loro, il Festival della Complessità e il Macro Asilo hanno in comune, in maniera evidente, alcuni caratteri specifici dei sistemi complessi e in particolare la capacità di auto-organizzarsi dal basso, con poche regole semplici condivise a livello sociale e con risultati che emergono dalle connessioni e dalle interferenze di molti nodi (utenti, associazioni, enti, gruppi sociali, artisti, studiosi) che operano in una rete fitta, non lineare, caratterizzata dall’aggregazione preferenziale.

E di questi caratteri specifici vogliamo effettuare una ricognizione e una analisi “comparata”.

Ma andiamo per ordine. Per prima cosa vediamo di che iniziative stiamo parlando, e vediamo come queste strutture coinvolgeranno il nostro CEP.

Poi apriamo una grande parentesi per ricordare alcune delle parole chiave che ci aiutano a definire un sistema complesso e reticolare capace di auto-organizzarsi facendo emergere nuovi pattern imprevedibili a priori.

E infine verifichiamo quali di queste parole chiave sono embodied (in italiano sarebbe traducibile in “incarnate”, ma è troppo forte come termine) nei due casi che segnaliamo.

 

1. Cosa sono il Macro Asilo e il Festival della Complessità

 

Il Macro Asilo

Si tratta di una iniziativa espositiva e partecipativa che occupa la sede di via Nizza del Museo Macro di Roma dal settembre 2018, e che prosegue fino a fine 2019.

La programmazione – come è dichiarato esplicitamente nel sito dell’iniziativa romana – non prevede un tradizionale calendario di mostre, ma un palinsesto quotidiano di eventi, incontri, laboratori, installazioni, performance; e più in generale ospita ogni forma e pratica che gli artisti, lavorando nel Museo, sviluppano e propongono ai visitatori. Il programma comprende 250 artisti che realizzeranno un’opera negli atelier del museo, 400 opere di videoarte (1 video al giorno), 50 stanze d’artista, 100 parole x 10 incontri = 1000 lezioni (dizionario del contemporaneo), 60 concerti del sabato sera, 180 lectio magistralis e 900 autoritratti (cit. dalla presentazione pubblicata sul sito https://www.museomacro.it/pagine/presentazione-macro-asilo )

La cosa curiosa e interessante è il fatto che questa ampia e articolata sperimentazione sia stata criticata a priori da diverse istituzioni e da esperti e studiosi che si occupano di arte e che sono preoccupati di una gestione che non sia costruita in maniera lineare, piramidale, con un progetto e un curatore che dia l’impostazione delle mostre, sulla base di un calendario rigido e di scelte condotte tradizionalmente dall’alto.

Ecco come si autodefinisce il Macro Asilo nel suo sito:

“Il nuovo dispositivo ideato da Giorgio de Finis, curatore del progetto, ha trasformato l’intero Museo in un vero e proprio organismo vivente, ospitale e relazionale, che invita all’incontro e alla collaborazione persone, saperi e discipline in una logica di costante apertura e partecipazione della città e del pubblico”.

 

Il Festival della Complessità

Si tratta di una manifestazione nata nel 2010 come un normale festival dedicato ai temi chiave che girano intorno al concetto di complessità e al pensiero sistemico, in maniera trasversale in tutte le discipline. Una manifestazione che si propone come sistema di eventi che nascono da una rete di relazioni tra persone, enti di ricerca, associazioni che affrontano dal proprio punto di vista il tema dell’approccio sistemico ai problemi di proprio interesse.

Ma – cosa che ci interessa qui – il Festival della complessità, dopo le prime edizioni concentrate in pochi giorni in un’unica città, è stato trasformato esso stesso dal suo ideatore Fulvio Forino in una organizzazione reticolare e complessa: una struttura bottom-up, auto-organizzata, che con le proprie azioni fa emergere pattern interpretativi nella realtà culturale italiana.

Così oggi il Festival della complessità è caratterizzato da: A) la diffusione sul territorio (decine e decine di partner coinvolti ogni anno, per centinaia di eventi in una trentina di città italiane); B) la declinazione del pensiero complesso su piani diversi di approfondimento (dal convegno specialistico alla divulgazione pop, in piazza, magari di fronte a un pubblico di persone in vacanza al mare); e C) il superamento della separazione rigida tra discipline che vedono applicato al proprio interno un paradigma cognitivo complesso comune e interdisciplinare.

Per saperne di più rimandiamo al sito, in cui sono raccolte anche le esperienze maturate nel corso degli anni: http://www.dedalo97festivaldellacomplessita.it/

 

L’incontro con il Complexity Education Project

Abbiamo detto che queste due iniziative coinvolgeranno direttamente e contemporaneamente il nostro Complexity Education Project nella primavera 2019. In che modo?

All’inizio di Maggio 2019 il Macro Asilo ospiterà nelle sue sale la manifestazione ufficiale di apertura della decima edizione del Festival della Complessità, con incontri, laboratori e riflessioni su quanto fatto in questi anni e sulla maturazione e diffusione del pensiero complesso a livello sempre più vasto e popolare.

Sarà un ricco weekend lungo, che si concluderà con il lancio della prima di dieci lezioni che si svolgeranno poi nell’arco dell’intero mese di maggio 2019 per condividere e confrontare con il pubblico i concetti chiave legati alla parola “complessità”: si applicherà il pensiero sistemico e l’analisi delle reti sociali all’arte e al design, all’urbanistica e alla data visualization, senza trascurare gli aspetti più innovativi che riguardano l’applicazione del paradigma cognitivo complesso al management e al machine learning, alle fake news e alla politica, ai problemi di conflitto fra trasparenza e diritto alla privacy, per finire con il rapporto tra tecnologia e cultura.

 

 

2. Concetti e parole chiave dei sistemi complessi adattativi

 Per andare a riconoscere le sintonie del Macro Asilo e del Festival della complessità tra di loro e con alcune delle caratteristiche fondanti dei sistemi sociali che possiamo definire complessi, diamo qui in maniera sintetica una possibile definizione di sistema complesso adattativo e una lista mirata della parole chiave più interessanti dal nostro punto di vista.

 

Una possibile definizione di sistema complesso adattativo

Un sistema complesso adattativo si ha quando si mettono insieme tantissimi elementi (semplici o complessi a loro volta), connessi tra di loro in una rete di azioni e retro-azioni (feedback, loop, non linearità del sistema) regolate da leggi locali semplici, e quando nel suo insieme il sistema si trova in uno stato fuori dall’equilibrio (uno stato dinamico, turbolento, al margine del caos) e in una condizione di scambio con l’ambiente (sistema aperto, dissipativo).  

Osservando questo tipo di sistemi – in qualunque campo delle scienze o delle discipline ci troviamo – si riscontrano delle caratteristiche ricorrenti, tra cui ricordiamo in particolare:

Scomparsa della relazione lineare e diretta fra cause ed effetti, per cui non sono prevedibili gli accadimenti, le configurazioni e gli sviluppi del sistema nel tempo (effetti differiti) e nello spazio (localizzazione probabilistica degli effetti);

Emersione a livello di sistema di caratteristiche non prevedibili dall’osservazione dei singoli elementi (il tutto è maggiore della somma delle parti);

Capacità di generare nel tempo gerarchie via via superiori di complessità: senza entrare qui nel percorso di ricchissima complessificazione del biologico, pensiamo anche solo a come dalla complessità del cervello umano derivino nuovi sistemi complessi “artificiali” come il mercato finanziario, l’organizzazione aziendale, la politica, l’urbanistica, i sistemi delle conoscenze (sistemi culturali e memetici), le reti informatiche, la vita e l’intelligenza artificiale.

 

Identikit di un sistema complesso adattativo: alcune parole chiave

Nella letteratura classica degli anni Novanta (si veda per esempio “Formicai, imperi, cervelli” di Alberto Gandolfi, Ed. Bollati Boringhieri, 1999) vengono proposte alcune parole chiave ricorrenti per definire caratteristiche e proprietà dei sistemi complessi adattativi, sia biologici che sociali; ecco quelle che più ci interessano nel nostro caso:

  • Alto numero di elementi
  • Interazione non lineare fra gli elementi
  • Effetti ritardati nel tempo
  • Effetti distanti nello spazio
  • Presenza di feedback negativi e positivi
  • Struttura a rete
  • Sistema aperto e dinamico
  • Sistema creativo e innovativo
  • Imprevedibile
  • Fenomeni di auto-organizzazione
  • Compresenza di stabilità e instabilità

Negli anni Duemila gli studi sulla complessità hanno fatto emergere poi nuove parole chiave e nuovi concetti, e in particolare:

  • Centralità del ruolo dell’informazione
  • Struttura reticolare a invarianza di scala (rif. a Watts, Strogatz, Barabasi)
  • Necessità di un approccio non riduzionista e non deterministico
  • Ruolo di elementi di turbolenza per le transizioni di fase
  • Margine del caos ed emersione dell’ordine dal disordine
  • Importanza di imprecisioni ed errori per l’adattabilità
  • Ruolo dell’osservatore in quanto sistema complesso esso stesso

 

Nota: una disanima più articolata ma comunque sintetica delle parole chiave e delle definizioni di sistema complesso adattativo si possono trovare nelle slide da me preparate per i corsi base di studio della complessità, sviluppate per vari seminari e e workshop per dottorandi e dirigenti, scaricabili gratuitamente da Slide Share a questo indirizzo: https://www.slideshare.net/valerioeletti/complexity-education-by-valerio-eletti-14

 

3. Le caratteristiche sistemiche condivise da Macro Asilo e Festival della complessità

 Partiamo quindi dalle liste sopra esposte per individuare le parole chiave, le caratteristiche e le proprietà che si ritrovano facilmente nelle strutture e nel modus operandi sia del Macro Asilo che del Festival della Complessità:

  • Alto numero di elementi
  • Interazione non lineare fra gli elementi
  • Presenza di feedback negativi e positivi
  • Struttura a rete
  • Sistema aperto e dinamico
  • Compresenza di stabilità e instabilità
  • Centralità del ruolo dell’informazione
  • Approccio non riduzionista e non deterministico
  • Elementi di turbolenza
  • Margine del caos
  • Importanza di imprecisioni ed errori per l’adattabilità
  • Ruolo dell’osservatore in quanto sistema complesso esso stesso

E ci aspettiamo di veder emergere:

  • Effetti ritardati nel tempo
  • Effetti distanti nello spazio
  • Sistema creativo e innovativo ma comunque imprevedibile
  • Fenomeni di auto-organizzazione
  • Struttura reticolare a invarianza di scala (rif. a Watts, Strogatz, Barabasi)
  • Possibili transizioni di fase
  • Emersione dell’ordine dal disordine

 

Focus su due aspetti

Fra le tante caratteristiche che abbiamo individuato, approfondiamo qui ora le due che ci sembrano essenziali e che indirettamente coinvolgono in qualche modo tutte le altre elencate qui sopra: si tratta infatti di due aspetti che ci sembrano di particolare importanza per la risonanza tra i nostri casi di studio:

Auto-organizzazione, ovvero processi bottom-up ed emersione dell’ordine dal disordine (numerosi elementi, poche e semplici regole locali, numerose connessioni fra gli elementi)

Accettazione dell’indeterminazione (tanti elementi non preselezionati, disintermediazione).

 

a) Auto-organizzazione

Abbiamo visto che una delle caratteristiche fondanti dei sistemi complessi – e di quelli sociali in particolare – è l’emersione dell’ordine dal disordine, grazie a processi bottom-up: processi non progettati o gestiti da un ente superiore, ma auto-generati dalla struttura stessa della rete, grazie alle connessioni non lineari tra nodi: nodi che possono essere persone, associazioni, organizzazioni, gruppi. (Tra parentesi, questo tipo di auto-organizzazione nei fenomeni biologici sta alla base della autopoiesi, meccanismo ineludibile per la nascita della vita: si vedano in particolare gli studi di Maturana e Varela).

Alla base del fenomeno della auto-organizzazione c’è la presenza di diverse caratteristiche dei sistemi complessi, e in particolare la numerosità degli elementi interagenti, poche e semplici regole locali, numerose connessioni fra gli elementi.

Riscontriamo questi stessi meccanismi di base negli eventi e nelle attività sia del Macro Asilo che del Festival della Complessità: in entrambi, infatti, le attività, gli eventi, le azioni vengono proposte dal basso, in maniera autonoma da ciascun nodo o gruppo di nodi della rete sociale, attenendosi a poche regole semplici dichiarate da ciascuna delle due strutture in maniera chiara nei loro statuti fondativi; questo tipo di comportamento, alimentato dalla numerosità delle proposte e degli enti coinvolti, fa sì che non si possa prevedere a priori il tipo di pattern che emergerà dal rumore di fondo, a differenza della maggiore prevedibilità di manifestazioni progettate top-down.

Ciò che conta per l’evoluzione del sistema è che ci sia un osservatore (comunque coinvolto, mai completamente esterno) che sappia riconoscere il segnale dal rumore: che sappia cioè intravedere nuove potenzialità che emergono, anche a distanza di tempo, dal magma della proposte. Attenzione: l’osservatore non è necessariamente l’organizzatore o il facilitatore del sistema complesso reticolare, ma chiunque si trovi a partecipare agli eventi, in una dinamica che emerge dalle interazioni tra i nodi, con ripercussioni lontane nel tempo e nello spazio.

 

b) Accettazione dell’indeterminazione

Troviamo nelle attività dei nostri due casi di studio la produzione di tantissimi dati, anche di dati “sporchi”, di rumore, senza criteri rigidi di pre-selezione: solo così emergono pattern non previsti, come accade con i big data, quando si usano per addestrare reti neurali artificiali; l’emersione del segnale dal rumore è il meccanismo per cui, da una situazione al margine del caos, senza la rigidità e i pregiudizi di un progetto a monte, si profila più facilmente l’innovazione, la serendipity, la visione inedita.

È quello che accade con il Macro Asilo quando si decide di aprire le porte alla creatività diffusa, senza filtri preconcetti; ed è quello che accade con gli eventi del Festival della Complessità, quando si mettono in contatto pubblico “basso” e non specialistico con gli esperti, dando piena cittadinanza agli incontri in libreria per parlare delle sorprese che ci possono dare i sistemi complessi e contemporaneamente a convegni universitari di livello, tra specialisti di sanità, psicologia sociale o management.

Vorrei sottolineare che tutto questo nasce nell’alveo della tendenza contemporanea che porta sempre più persone a cavalcare la tigre della disintermediazione: uno scenario nuovo per dimensioni e diffusione, con cui stiamo facendo i conti senza sapere dove ci porterà nei prossimi decenni a livello politico, economico, culturale, antropologico e soprattutto informativo.

 

Valerio Eletti, 28 Novembre 2018