Murray Gell-Mann è stato uno dei principali punti di riferimento, nel primo decennio del 2000, per tutti i componenti del gruppo di studio e di ricerca che stavano dando vita al Complexity Education Project (all’epoca alla Sapienza di Roma, all’interno del LABeL, il laboratorio di e-learning d’Ateneo).
Lo ricordiamo perché purtroppo Gell-Mann è scomparso lo scorso 24 maggio 2019 all’età di 89 anni.
E lo ricordiamo soprattutto per consigliare la lettura dei suoi scritti sulla complessità, chiarissimi e brillanti, addirittura divertenti, nonostante le difficoltà degli argomenti trattati: una lettura fondamentale per chiunque si interessi di sistemi complessi adattativi.
Un aspetto curioso del suo percorso di ricercatore è il fatto che Gell-Mann arriva a studiare i sistemi complessi in età matura, quando fonda insieme ad altri studiosi di discipline diverse il Santa Fe Institute, dopo aver speso una vita (e dopo aver vinto un Premio Nobel) lavorando sulla teoria delle particelle elementari (il Santa Fe Institute è un istituto di ricerca teorico indipendente “dedicato allo studio multidisciplinare dei principi fondamentali dei sistemi adattivi complessi, compresi i sistemi fisici, computazionali, biologici e sociali”).
Per le note biografiche di Gell-Mann rimandiamo al bel ritratto tracciato sulle pagine del “The New York Times” qualche giorno dopo la sua scomparsa, oppure in italiano su “Wired”.
Vogliamo dedicare questo spazio alla trascrizione di alcuni brani tratti dal suo libro più interessante (e più famoso) per chi studia la complessità, “Il quark e il giaguaro” (Sottotitolo: “Avventure nel semplice e nel complesso”), uscito in italiano da Bollati Boringhieri nel 1996, due anni dopo la pubblicazione originale in inglese.
Le fondamentali leggi quantomeccaniche della fisica danno realmente origine all’individualità. L’evoluzione fisica dell’universo, operando in conformità con esse, ha prodotto oggetti particolari disseminati nel cosmo, come il pianeta Terra. Poi, attraverso processi come l’evoluzione biologica, le medesime leggi hanno dato origine a oggetti particolari come lo yaguarundi e i condor, capaci di adattamento e apprendimento, e infine a oggetti peculiari come gli esseri umani, capaci di creare lingue e civiltà e di scoprire quelle stesse leggi fisiche fondamentali. (Pag. 28)
Una delle grandi sfide che si pongono alla scienza contemporanea è quella di ricostruire il miscuglio di semplicità e complessità, regolarità e casualità, ordine e disordine su su per tutta la scala, dalla fisica delle particelle e dalla cosmologia fino al regno dei sistemi complessi adattativi. (Pag. 146)
Abbiamo esaminato in che modo regole semplici – comprendenti una condizione iniziale ordinata – hanno prodotto, operando in unione col caso, le mirabili complessità dell’universo. Abbiamo visto che, quando emergono sistemi complessi adattativi, essi operano in un ciclo di schemi variabili, circostanze accidentali, conseguenze fenotipiche e la retroazione di pressioni selettive sulla competizione tra schemi. Tali sistemi tendono a esplorare uno spazio di possibilità immenso, e le loro ricerche possono condurre a livelli superiori di complessità e alla generazione di nuovi tipi di sistemi complessi adattativi. Nel corso di lunghi periodi di tempo, essi distillano dalla loro esperienza quantità notevoli di informazione, caratterizzata sia da complessità sia da profondità. (Pag. 379)
Un sistema può essere relativamente semplice, ma avere la capacità di evolversi in un intervallo di tempo dato, con una probabilità elevata, in qualcosa di molto più complesso. Ciò è quanto si verificò, per esempio, per l’uomo moderno quando fece la sua prima apparizione sulla Terra. I primi membri della specie Homo sapiens non erano infatti molto più complessi dei loro parenti stretti, le grandi scimmie antropomorfe, ma, avendo buone probabilità di sviluppare culture molto complesse, possedevano in grande misura quella che io chiamo complessità potenziale. Similmente, quando, agli inizi della storia dell’universo, si verificarono certi tipi di fluttuazioni materiali che condussero alla formazione di galassie, la complessità potenziale di tali fluttuazioni era considerevole. (Pag. 415)
Valerio Eletti, 27 maggio 2019