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Nexus è il terzo libro segnalato per la Biblioteca dei classici della complessità, al Complexity Literacy Web-Meeting dell’autunno 2020.

 

 

Possiamo capire dalla descrizione dei parametri strutturali di una rete se questa è adatta o meno a trasmettere contagi virali, a mettere in contatto nodi distanti o a resistere ad attacchi esterni mirati?

Le risposte le troviamo in questo libro di Mark Buchanan ormai classico: “Nexus” (sottotitolo: “Perché la natura, la società, l’economia, la comunicazione funzionano alla stesso modo”), pubblicato in Italia da Mondadori nel lontano 2003, in contemporanea con l’edizione originale in inglese.

Leggendo questo classico possiamo farci un’idea delle strutture e dei meccanismi che regolano il comportamento delle reti, e possiamo capire come e quanto tali strutture e meccanismi condizionino la solidità, la resilienza e l’efficienza di una rete, sia essa digitale o sociale, economica o biologica.

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di Massimo Conte

Misinformation. Guida alla società dell’informazione e della credulità” di Walter Quattrociocchi e Antonella Vicini è il secondo libro segnalato per la Biblioteca dei classici della complessità, al Complexity Literacy Web-Meeting dell’autunno 2020.

Di seguito il video della presentazione tenuta durante il Web Meeting, e a seguire l’articolo lungo di cui il video è una sintesi.


 

Le domande

Come ci comportiamo in rete? Quali sono le dinamiche delle notizie che viaggiano nel web e nei social? Ha senso parlare di “arginare le fake news”? Che effetto ha provare a “smontare le bufale” (debunking) nei confronti delle persone che invece credono a quella visione del mondo?

 

Perché abbiamo scelto questo libro

Le possibili risposte le troviamo nel libro di Walter Quattrociocchi e Antonella Vicini “Misinformation. Guida alla società dell’informazione e della credulità”; Editore Franco Angeli.

Sebbene sia stato pubblicato in tempi relativamente recenti (e non sospetti), cioè nel 2016, è diventato in poco tempo il riferimento a livello italiano e mondiale su come comprendere i fenomeni di flussi informativi in cui siamo immersi. Che possono poi avere ricadute importanti anche sulla politica e quindi sulla vita pubblica delle persone.

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“La fisica del caos. Dall’effetto farfalla ai frattali” è l’ottavo libro segnalato per la “Biblioteca dei classici della complessità”, al Complexity Literacy Web-Meeting dell’autunno 2020.

 

 

Le domande

Caos, caos deterministico, effetto farfalla, frattali… tutti concetti strettamente collegati.

Partiamo da una constatazione a suo modo stupefacente: ci sono sistemi fisici che, se descritti con gradi diversi di precisione, partono regolari, in maniera prevedibile e duplicabile, ma poi, a un certo punto, senza nessuna causa esterna, sviluppano comportamenti completamente diversi: parliamo in questi casi di caos deterministico.

Ma dire “caos deterministico” non ci fa pensare che si tratti di una contraddizione in termini? Abbiamo idea dei motivi per cui non si può prevedere l’andamento di un fenomeno caotico nemmeno se si stratta di fenomeni fisici apparentemente semplici, come il pendolo doppio, che non implicano la complessità dei sistemi viventi o sociali?

Insomma, questa volta facciamo un viaggio alle sorgenti di quei concetti base che troviamo richiamati in tutti i saggi che parlano di reti, sistemi, fenomeni, pensiero e paradigma cognitivo complessi.

 

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“La società della trasparenza” è il sesto libro segnalato per la “Biblioteca dei classici della complessità”, al Complexity Literacy Web-Meeting dell’autunno 2020.

Un articolo di Valerio Eletti

 

Qui la video-recensione, che sintetizza l’articolo che segue.

 

 

Le domande

Cos’è davvero la trasparenza in una società tecnologica e globale come la nostra? è un’opportunità, una necessità, un vantaggio sociale? o al contrario può essere una minaccia per il singolo individuo, con il pericolo di perdita parziale o addirittura totale della privacy?

Ma soprattutto dobbiamo chiederci: la nostra società va verso troppa o troppo poca trasparenza? Cerchiamo le risposte – risposte aperte, ovviamente, suggerimenti e spunti di riflessione – tenendo ben presenti le forze in gioco: i motori di ricerca sempre più monopolistici, i social network, gli open data, la raccolta di informazioni su di noi – per scopi commerciali e di controllo – attraverso il Web, le reti telefoniche, l’Internet delle cose.

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“Big data” è il quarto libro segnalato per la “Biblioteca dei classici della complessità”, al Complexity Literacy Web-Meeting dell’autunno 2020.

Di big data si parla sempre di più: con enfasi, spesso con leggerezza e approssimazione, a volte con un’eccessiva esaltazione o con una strisciante angoscia. E di solito senza una effettiva condivisione del significato che si da a questo fortunato termine, quasi uno slogan, spesso coniugato insieme all’altra parola chiave: privacy.

Articolo di Valerio Eletti

 

 

Le domande

Le domande che ci poniamo, quindi, non riguardano solo il che cosa siano i big data, ma anche e soprattutto: si tratta di una realtà attuale o solo di un argomento di moda? Ci sono casi concreti da conoscere per percepire realisticamente i confini effettivi delle opportunità e dei pericoli legati alla produzione, diffusione, raccolta e analisi delle tracce digitali che lasciamo in giro consapevolmente o meno?

E poi: davvero ci sono dei grandi fratelli – privati e/o pubblici – che si impossessano della nostra vita digitale?

E infine: l’idea di privacy che abbiamo ora lascerà il posto a una sospetta e ambigua post-privacy che non tutelerà più come ora la nostra vita privata più intima?

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Risale al 2000 un volumetto agile e lucido in cui, per analizzare e spiegare la logica fuzzy, viene premessa una presentazione del concetto di complessità di grande efficacia nella sua chiarezza e sintesi.

Si tratta del primo capitolo del libro di Antonella Giulia Pizzaleo, “Fuzzy logic. Come insegneremo alle macchine a ragionare da uomini”, Castelvecchi Editore; capitolo intitolato proprio “Complessità: definizioni”.

Il punto di riferimento della studiosa è Edgar Morin (di cui in appendice viene pubblicata anche una intervista inedita dell’autrice), con i suoi tre principi per “pensare” la complessità: quello dialogico, “che ci permette di sintetizzare due termini al contempo antagonisti e complementari”; il principio della ricorsività dell’organizzazione, per il quale “gli effetti sono al contempo causa e produttori di ciò che li genera”; e infine il principio ologrammatico, che vede la complessità come un ologramma che “contiene in ogni suo punto la quasi totalità di informazione su se stessa”.

L’autrice, nata nel 1974 e scomparsa prematuramente a Roma nel gennaio 2019, è stata ricercatrice, docente e responsabile della Agenda Digitale e della Internet Governance per la Regione Lazio. Alla sua memoria è dedicato il Data Center regionale della Regione Lazio. 

di Piero Dominici

Una questione complessa, quella della complessità! Siamo ancora poco consapevoli della sua natura (appunto) complessa e ambivalente: una complessità che è cognitiva, soggettiva, sociale ed etica, ma anche linguistica e comunicativa. Poco consapevoli che la complessità è una caratteristica strutturale/connaturata ai gruppi umani, alle relazioni, al sistema sociale, al mondo biologico. Per ciò che riguarda il mondo degli oggetti, invece, dovremmo parlare di sistemi complicati e non complessi, dal momento che siamo in grado di scomporne e analizzarne le parti per comprenderne il comportamento e il funzionamento. Per Saperne Di Più