Perché ci interessiamo delle reti e dei sistemi complessi in grado di evolversi?
e perché ce ne interessiamo nel loro insieme,
non da specialisti di matematica o di biologia o di urbanistica o di ecologia o di finanza,
ma dal punto di vista del cittadino del XXI secolo?
– perché sempre più complessi sono e saranno: la società, l’economia e la finanza del nostro mondo globale; e gli ambienti naturali e le reti artificiali in cui siano immersi o comunque coinvolti; e il mondo del lavoro e i mercati con cui veniamo continuamente in contatto; e la sfera di informazioni, di comunicazioni commerciali e di narrazioni che ci circonda …
– ma anche perché sempre e comunque complessi sono stati (pur senza la nostra consapevolezza piena) sistemi fisici, chimici, ecologici, sociali, che fino a oggi non abbiamo osato trattare scientificamente o che abbiamo studiato in modo parziale e riduzionistico: dallo sviluppo dei quartieri e dai problemi del traffico delle nostre città alle interazioni, intersecazioni e scambi reciproci fra civiltà nel corso della storia; dalla propagazione di epidemie fisiche, di virus digitali e di credenze e mode fino all’emersione della vita dalla materia e all’emersione dell’intelligenza dalla vita …
e dunque, ci interessiamo alla complessità sia per motivi attuali, legati allo sviluppo esponenziale delle implicazioni della globalizzazione e della connessione in rete di questi ultimi decenni, sia per una serie altrettanto corposa di motivi legati alle nostre origini, che potremmo chiamare motivi ancestrali.
Oggi noi umani ci possiamo vedere e studiare come “sistemi di sistemi complessi” che osservano e modificano (essendone nello stesso tempo modificati, ma non osservati) sistemi di sistemi complessi di ordine superiore (come le nostre comunità) e di ordine inferiore (come i batteri o il traffico delle nostre città).
Diciamo quindi in sintesi che ci interessa l’approccio complesso perché ci permette di rileggere tutto il mondo dentro e intorno a noi in un modo nuovo: una opportunità capitata, in misura analoga, altrettanto ricca e rivoluzionaria, soltanto tre secoli or sono, dopo che Newton ebbe elaborato il suo “metodo scientifico”…
E quindi: non si può essere contemporanei di una nuova visione del mondo e non avere nemmeno una vaga idea di che cosa si stia profilando nelle menti dei pensatori e dei ricercatori, degli scienziati e dei filosofi che stanno consolidando le basi della nuova conoscenza complessa che caratterizzerà probabilmente i prossimi secoli.