“Big data” è il quarto libro segnalato per la “Biblioteca dei classici della complessità”, al Complexity Literacy Web-Meeting dell’autunno 2020.
Di big data si parla sempre di più: con enfasi, spesso con leggerezza e approssimazione, a volte con un’eccessiva esaltazione o con una strisciante angoscia. E di solito senza una effettiva condivisione del significato che si da a questo fortunato termine, quasi uno slogan, spesso coniugato insieme all’altra parola chiave: privacy.
Articolo di Valerio Eletti
Le domande
Le domande che ci poniamo, quindi, non riguardano solo il che cosa siano i big data, ma anche e soprattutto: si tratta di una realtà attuale o solo di un argomento di moda? Ci sono casi concreti da conoscere per percepire realisticamente i confini effettivi delle opportunità e dei pericoli legati alla produzione, diffusione, raccolta e analisi delle tracce digitali che lasciamo in giro consapevolmente o meno?
E poi: davvero ci sono dei grandi fratelli – privati e/o pubblici – che si impossessano della nostra vita digitale?
E infine: l’idea di privacy che abbiamo ora lascerà il posto a una sospetta e ambigua post-privacy che non tutelerà più come ora la nostra vita privata più intima?